CICERI E TRIA ALLA SALENTINA

ciciri e tria alla salentinaQuesta ricetta è un esempio di archeologia gastronomica. Un tempo nel Salento infatti pare che Orazio si riferisse a questa ricetta quando descriveva appassionatamente nelle satire la minestra di ceci, cipolla e lagano che sarebbe la sfoglia di pasta che era così denominata già da Greci e Latini. Nel Salento il sostantivo lavana è stato abbinato nei secoli con il sinonimo tria dall'arabo itrya  che vuol dire pasta secca.

 Si lasciano 300 gr. di ceci in acqua per una notte. Al mattino si mettono a cuocere possibilmente in una pentola di terracotta, in abbondante acqua salata q. b. e a fuoco lento con cipolla, prezzemolo, sedano e pezzi di pomodori pelati ed un pizzico di bicarbonato di sodio. A cottura ultimata si lasciano i ceci per un poco a riposare nella pignata. Nel frattempo con 500 gr. di farina di grano duro si preparano delle striscioline di pasta e si lasciano e si lasciano asciugare per un oretta. Si scalda quindi dell'olio extravergine d’oliva in una padella e si mette a friggere a crudo una metà della sfoglia di pasta mentre il resto si fa cuocere normalmente in abbondante acqua salata. Quando i ceci saranno pronti, si mette la pasta fritta insieme all'olio ed il resto della pasta, si fa legare bene mescolando sulla fiamma e si serve con una spolveratina di pepe a piacere. In mancanza di sfoglia fresca potranno essere usati benissimo i formati  tipici regionali quali: le lasagne riccie e le tripoline.

 

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